Nell’immaginario di molti il tennis è uno sport d’alto rango, roba da ricchi, praticato in club esclusivi da oziosi giovinotti figli di papà. Dopo la partita è d’obbligo un cocktail seduti a lustri tavolini, serviti da un impeccabile cameriere. Il tennis è un gioco da gentiluomini, in cui competizione, buone maniere ed eleganza si fondono. Non c’è da stupirsi se uno dei marchi di abbigliamento tra i più apprezzati al mondo, in grado di coniugare classe e comodità, derivi proprio da questo sport.
René Lacoste, tennista francese nato nel 1904, fu in grado di vincere il torneo di Wimbledon per due volte (1925 e 1928), il Roland Garros per tre (1925, 1927 e 1929) e aggiudicarsi anche gli US Open in due occasioni (1926 e 1928). Inoltre, fece parte della squadra francese che nel 1924 strappò per la prima volta la Coppa Davis agli Stati Uniti. Dalla stampa americana egli fu soprannominato il Coccodrillo, per la sua tenacia in campo e per il fatto che il capitano della sua squadra gli promise in dono una borsa in coccodrillo se avesse vinto una partita fondamentale del torneo.
Proprio un piccolo coccodrillo gli fu ricamato sul blazer con cui giocava. Poi, nel momento in cui abbandonò il tennis, esso divenne il simbolo della linea di abbigliamento col suo nome che creò assieme all’amico André Gillier, proprietario di una delle maggiori aziende francesi di maglieria dell’epoca. Fu Lacoste in persona a ideare la famosa polo “modello 1212”, unendo la praticità di una t-shirt (usata all’epoca soltanto come indumento intimo) all’eleganza di una camicia. Oltre che per il tennis, Lacoste cominciò a creare capi anche per la vela e il golf, lo sport praticato da sua moglie.
A partire dagli anni Cinquanta il marchio si diffuse fuori dai confini francesi diventando ben presto un must per gli sportivi d’elite. Nel tempo la produzione legata al coccodrillo si diversificò, con la realizzazione di scarpe, profumi, valige e accessori. Magari non tutti sanno che l’azienda francese dovette combattere sul mercato cinese contro un marchio di abbigliamento di Hong-Kong, la Crocodile Garments. Anch’essi hanno un coccodrillo sui propri abiti, anche se il loro guarda verso sinistra (quello Lacoste, invece, dalla parte opposta). Il contenzioso fu vinto dagli asiatici, che rimasero sul mercato pur modificando un po’ il disegno del proprio logo.
Tutto si deve dunque a un leggendario tennista d’altri tempi, rivelatosi geniale nel trasferire e sfruttare il proprio nome e la propria popolarità nella moda, guadagnandosi in questo campo ancor più fama che in quelli d’erba e rossa terra battuta.